domenica 21 giugno 2015

Sono di Barcellona ma dal 1992 abito vicino a Roma, in mezzo ad un campo di ulivi. Sono sposata e ho due figli. Ho studiato Traduzione-Interpretazione all’Università Autonoma di Barcellona e durante il mio percorso professionale ho lavorato come traduttrice e insegnante di lingue. Per questa causa, la mia formazione come scrittrice è stata sempre molto eterogenea, in continua oscillazione dentro di un campo linguistico meticcio per forza di cose, molto ampio e variegato. Litigo ogni giorno con le parole, le violento e le maltratto dovuto al sentimento d’impotenza che ferisce tutti quelli che pretendono di trovare il Santo Graal del linguaggio universale, sapendo in anticipo che non ci riusciranno mai pienamente. Le parole scritte ti prendono d’incanto con la loro magia, ma sono troppo lente e pesanti a causa della loro solidità immobile non ci permette d’esprimere l’atto narrativo in tutta la loro fluidità e al pieno di sfumature, senza perdere un apice della loro potenza originale. Credo che solo un linguaggio che conservi i tratti principali del racconto orale, all’origine di tutta comunicazione umana, possa essere capace di trasformare il vissuto soggettivo dell’autore, in un’esperienza che per il lettore abbia caratteristiche di autenticità e credibilità.
Il fatto di essere trilingue, catalano-spagnolo-italiano, mi ha costretto a scegliere, fra tutte e tre le lingue, un idioma letterario capace di riflettere il mio mondo personale con la massima fedeltà. Il risultato di questa scelta, che non mi ha reso le cose per niente facili, non poteva essere altro che il catalano

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